VEGANO SÌ, MA GOURMET E A PREZZI ACCESSIBILI
News

VEGANO SÌ, MA GOURMET E A PREZZI ACCESSIBILI

Si chiama Vegzone il nuovo brand appena lanciato sul mercato dedicato alla cucina vegana gourmet e sostenibile accessibile a prezzi ragionevoli. Un nome che, spiegano in azienda, «definisce un “perimetro valoriale” di prodotti rispettosi dell’ambiente, consapevoli delle sfide del nostro momento storico e decisi a dare risposte puntuali a cominciare dall’alimentazione».

«Vogliamo diventare un punto di riferimento nel mondo del food e un brand che sorprenda i consumatori per la qualità e la bontà che può avere una dieta vegana o a prevalenza vegetale», spiega Sonia Raule Tatò, mente del progetto insieme con la figlia Carolina (poco più di vent’anni, studentessa di Scienze biomediche al King’s College di Londra, specializzanda in Dietologia) e Davide D’Onofrio, chef pugliese con alle spalle un’esperienza internazionale anche con stellati. «Per questo abbiamo scelto un ancoraggio forte alle tradizioni della cucina mediterranea e la nostra ricerca guarda con grande attenzione a quel mondo precedente al boom economico in cui il formaggio ancora non era diventato il “formaggino” e dove le nonne cucinavano con amore. La nostra filosofia è stata fin dall’inizio quella di attingere alle ricette della tradizione mediterranea. In Italia abbiamo delle verdure straordinarie e la cucina delle varie regioni ci ha insegnato a prepararle e valorizzarle in mille modi. Cerchiamo di creare piatti bilanciati e siamo orgogliosi che sulle nostre confezioni ci sia la flag italiana perché usiamo solo prodotti italiani al 100%. Quindi anche i nomi dei nostri piatti ricordano quelli tradizionali come parmigiana di melanzane, paella vegetale, paccheri ripieni ai peperoni rossi con capperi e olive taggiasche, lasagna al forno, caponata con pinoli e uvetta. Naturalmente abbiamo reinterpretato alcuni ingredienti: il nostro ragù ad esempio è proteico quanto quello alla bolognese, ma la sua texture è costruita con funghi e lenticchie di montagna. Per i ‘’formaggi’’ usiamo quelli creati dalle mandorle pugliesi». Un modello di business per questa startup che unisce la tradizione alla modernità e alla tecnologia, che rispondono a un’esigenza sempre più forte del mercato legata al sempre maggiore numero di vegetariani e vegani (rispettivamente 3,7 e 1,2 milioni, vale a dire il 6,7 e il 2,2% della popolazione, secondo i dati del Rapporto Eurispes 2021 elaborati da VVA – Valdani Vicari & Associati), ma anche di “flexitariani”, coloro cioè che riducono progressivamente l’apporto di proteine animali nella loro dieta. Questi ultimi mangiano di fatto cibi vegani o vegetariani, ma in modo flessibile, senza estremismi ideologici, tanto è vero che nel loro modo di alimentarsi trovano saltuariamente posto anche carne e pesce, soprattutto quando i pasti hanno un carattere più conviviale (sarebbero in totale circa 22 milioni, vale a dire il 43% della popolazione del Belpaese).

Un bacino commerciale enorme dunque e sotto alcuni punti di vista ancora non sufficientemente presidiato: nel 2020 il mercato interno dei prodotti plant-based valeva 800 milioni di dollari, nel 2026 varrà secondo le previsioni circa 1,5 miliardi (fonte: Statista – Market Research Future). «Per i nostri piatti gourmet», spiega Carolina Tatò, «utilizziamo la tecnologia di confezionamento più avanzata disponibile sul mercato per i prodotti gastronomici. Combiniamo infatti le tecnologie Skin e Hpp (High Pressure Processing) per garantire una lunga conservazione senza additivi e conservanti che mantiene inalterate nel tempo le caratteristiche organolettiche – quindi odore, colore, consistenza e sapore – e le proprietà nutritive degli alimenti. Per raggiungere questi risultati, con una shelf-life del prodotto gastronomico 4/5 volte più lunga di quella dei cibi confezionati in Atm, bisogna però lavorare molto perché le ricette devono essere studiate e testate in funzione della macchina e del processo produttivo, a partire dalla selezione stessa delle materie prime e degli ingredienti. È una fatica che facciamo volentieri, convinti che questa tecnologia rappresenti il futuro della conservazione». I piatti Vegzone arrivano sul mercato dopo molti mesi di studio, ricerche di mercato e sperimentazioni. «Abbiamo avviato in aprile un market test di tre mesi a Milano che si è concluso a giugno», continua Carolina Tatò. «La strategia distributiva prescelta è quella multicanale con un’offerta nei ristoranti di Viva, prodotti in vendita in una trentina di punti Carrefour selezionati (che sono “mappati” sul nostro sito vegzone.it)», spiega Sonia Raule Tatò. «Possiamo dire che i risultati ottenuti hanno superato le nostre migliori aspettative su tutti e tre i canali e che continueremo a vendere i nostri prodotti anche dopo il market test allargando sia la nostra presenza in Gdo/Do che nel settore Ho.Re.Ca, dove siamo entrati a fine giugno con acquisti diretti su un portale riservato e con consegne garantite in 48 ore». Un mercato sicuramente promettente; esistono già oltre 1.500 referenze esplicitamente vegan nella Gdo/Do italiana, prevalentemente sostituti del latte e della carne. «Lo spazio di crescita per una gastronomia vegana gourmet come la nostra è grande e abbiamo l’ambizione di potere diventare il brand di riferimento, quello più amato», sottolinea Carolina Tatò.

Condividi